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Sinodo delle chiese metodiste e valdesi. Stop a violenza sulle donne

Museo Valdese di Torre Pellice

Torre Pellice (Torino), 27 agosto 2019 (SSSMV/09) – Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi ha fatto proprio il documento del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) “Dichiarazione sulla violenza sessuale e di genere e sul Premio Nobel per la Pace del novembre 2018“, Nobel assegnato a Denis Mukwege e a Nadia Murad come “incoraggiamento per tutte e tutti coloro che lavorano per porre fine all’uso della violenza sessuale come arma di guerra”. Il Sinodo ha anche chiesto alle chiese di aderire alla campagna mondiale “Giovedì in Nero” e di promuovere e testimoniare il sostegno al movimento globale che si oppone alla cultura dello stupro, dell’ingiustizia di genere, dell’abuso, e di darne pubblicità sul territorio di pertinenza.

I due documenti del CEC sono espressione del comitato esecutivo di questo organismo che si è svolto a Uppsala, in Svezia, lo scorso novembre e tracciano le strategie per costruire giustizia e per fermare stupri, abusi e matrimoni forzati. Oltre alla creazione di “politiche concrete e misurabili che sostengano l’equità di genere nelle strutture del CEC e delle chiese membro, in riferimento a stipendi, posizioni di leadership, e a codici di condotta su molestie e aggressioni sessuali”, si parla anche di responsabilizzazione nel contrasto alla violenza, di sostegno a donne, ragazze e persone vulnerabili, alla creazione e sviluppo di “reti capaci di agire subito per fermare assalti, abusi, incarcerazioni, uccisioni di donne, ragazze e altre persone vulnerabili”. Fra le proposte concrete, anche quella di coinvolgere organizzazioni maschili affinché diventino “spazi per la resistenza al patriarcato e per l’affermazione di mascolinità non tossiche e nonviolente”.

Qui il PDF integrale della dichiarazione adottata dal CEC sulle violenze sessuali e di genere.

#ThursdaysinBlack è una campagna che nasce dal Decennio delle Chiese in solidarietà con le donne (1988-1998), per rendere visibili le storie sullo stupro come arma di guerra, sull’ingiustizia di genere, sull’abuso, sulla violenza e per rendere visibile la capacità di recupero e gli sforzi delle donne.

La campagna è stata ispirata dalle Madri de Plaza de Mayo di Buenos Aires, dalle Donne in nero in Israele e in Palestina, dalle donne in Ruanda e in Bosnia.