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Lettera alle chiese: l’ottimismo della speranza

La lettera dell’Assise FCEI alle chiese sorelle: la testimonianza evangelica nel mondo che cambia


Roma (NEV), 20 novembre 2018 – La rubrica “Lo sguardo dalle frontiere” è a cura degli operatori e collaboratori di Mediterranean Hope (MH) – Programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Questa settimana lo sguardo proviene dall’Assise FCEI di Pomezia

“Caro fratello e cara sorella, vorremmo che questa lettera ti giungesse come una parola di incoraggiamento per il tuo impegno di testimonianza all’interno della comunità evangelica”.  Comincia così una lettera indirizzata alle chiese aderenti da parte dell’Assise della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) che si è riunita a Pomezia dal 16 al 18 novembre 2018.

“Vi incoraggiamo a sostenere Mediterranean hope (MH), il programma rifugiati e migranti della Federazione”, si legge nel messaggio che è stato discusso e approvato durante la plenaria dell’Assise.

La missiva si rivolge “a te che da tempo sostieni con il tuo impegno il lavoro di testimonianza della tua chiesa e lo fai assieme ad altre persone” e a “te che dopo anni di fatiche e di attesa di una crescita spirituale, culturale e anche numerica della tua comunità, hai vissuto e vivi delle speranze deluse o comunque non pienamente realizzate”, invitando tutti a considerare quest’esperienza come “un’avventura della fede che può diventare anche vera e propria occasione di educazione sociale, per i nostri figli e figlie, e anche per i nostri concittadini”.

Nel testo si richiama alla necessità di una testimonianza di impegno evangelico, concreto, quale è appunto il programma MH: “Con questa lettera vorremmo comunicarvi, prima ancora che la commozione per quanto è sotto i nostri occhi, anche le storie che riguardano ormai più di 1800 persone, le cui vite spezzate da paure, violenze, lutti sono state accolte con un benvenuto, un sorriso e un abbraccio evangelico”. E quindi, scrivono gli estensori della missiva, “senza cedere a tentazioni narcisistiche, vogliamo incoraggiare le chiese a parlare di questo progetto come di una avventura della fede che può diventare anche vera e propria occasione di educazione anche per i nostri concittadini, creando mediante il racconto di storie vere, una relazione di reale empatia”.

Il messaggio prosegue con una riflessione sul futuro: “Abbiamo ragione di credere che i rifugiati e i migranti, come i poveri, staranno ancora a lungo con noi e impegneranno le nostre energie materiali e spirituali anche nel futuro. E’ difficile dire in che modo Mediterranean hope potrà evolversi, perché come per effetto di vasi comunicanti tra loro, il flusso di immigrati dal mare potrà forse essere deviato, ma difficilmente fermato”.

Per questo, gli estensori della lettera concludono con parole di fiducia “in questo cammino” e ricordano l’esortazione di Bonhoeffer “a un ottimismo della speranza”.