Roma (NEV), 4 aprile 2017 – Qual è il contributo che le persone impegnate nel lavoro interreligioso possono offrire alla sfida che oggi è posta all’Europa? Questa è la domanda principale che ha animato l’incontro “Migrazioni e relazioni interreligiose in Europa”, tenutosi a Woking (Gran Bretagna) dal 29 al 31 marzo scorsi. Organizzato dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), dalla Conferenza delle chiese europee (KEK) e da Churches Together in Britain and Ireland, l’evento ha visto la partecipazione dei responsabili dei dialoghi interreligiosi di diverse chiese ed organizzazioni ecclesiastiche del continente.
Il gruppo dei partecipanti all’incontro
Come si evince dal titolo, particolare attenzione è stata data all’aspetto interreligioso delle migrazioni e alla crescente polarizzazione politica nelle società europee che dà voce all’islamofobia, all’antisemitismo e al razzismo. I partecipanti sono stati d’accordo nell’individuare nella paura, come stato d’animo prevalente di insicurezza in tempo di crisi, un elemento su cui concentrare la riflessione teologica e l’azione delle chiese.
La moschea di Shah Jahan a Woking
Dall’incontro sono emerse tre proposte per il futuro: la richiesta di un laboratorio sul dialogo interreligioso alla prossima assemblea generale della KEK (Novi Sad, Serbia, giugno 2018); l’organizzazione di una conferenza sulle questioni delle migrazioni e del dialogo interreligioso da tenersi nella seconda parte del 2018; la costituzione di una rete di tutte le persone che nelle chiese lavorano in questo campo. I partecipanti hanno inoltre visitato la moschea di Shah Jahan a Woking, il più antico edificio di culto islamico costruito in Gran Bretagna.